La Venerabile Rosa Maria Serio nacque ad Ostuni il 6 Agosto del 1674, seconda di sette figli di Antonio, medico e Francesca Spennati. Fu battezzata col nome di Romana ed entrò, sedicenne, nel Carmelo di Fasano.
In esso fu raggiunta da altre tre sorelle: Suor Michela di S. Francesco (Maddalena), Suor Maria Benedetta dello Spirito Santo (Grazia) e Suor Maria Michele della SS. Trinità (Cherubina Teresa). Nel Carmelo di Fasano entrarono presto molte ragazze che chiedevano di far parte della Comunità senza lasciare la propria patria.
Suor Rosa Maria di S. Antonio ricevette l’abito carmelitano il 1 Ottobre 1690, iniziando un noviziato austero. Ritenendo che il percorso della giovane fosse segnato da troppi eventi straordinari, la Priora la fece esaminare a più riprese, rivelandosi non sempre ben equilibrata nelle penitenze morali e fisiche che impose alla paziente giovane.
Nella Pentecoste del 1694, mentre Suor Rosa Maria riceveva la comunione in una profonda gioia spirituale, come in altri momenti difficili del suo cammino, venne confortata da Santa Maddalena de’ Pazzi che le indicava la strada da percorrere.
La priora pensò di impiegarla in un ufficio che la distraesse e la togliesse spesso dalla cella. Così la promosse portinaia e in tale incarico non mancarono dei bei fioretti. Il Crocifisso attraeva la sua attenzione e la sua preghiera.
Come quando la priora, in un periodo di siccità, le ordinò di non dare più l’acqua ai poveri fasanesi che la elemosinavano dal pozzo delle monache, rischiò di lasciare a secco pure il monastero. Quando si ricominciò a donarla, anche per le monache il pozzo riprese il suo livello consueto.
Dopo una malattia logorante, durante la quale rimase per alcuni anni priva dell’uso delle mani e dei piedi e da cui fu miracolosamente guarita, per diversi anni servì la comunità anche come valente infermiera.
«Suor Rosa era di mediocre statura, di complessione robusta e sanguigna, di bel colore e ben composta… Il suo volto era sempre allegro e gioviale… Il tratto amabile e cortese di modo che chiunque aveva occasione di trattarla, restava preso dalle sue dolci ed amabil maniere».
Nella sua comunità fu portinaia, economa, maestra e priora per diciotto anni in cui formò numerose figlie malgrado le contraddizioni. La giovane maestra fu molto amata dalle sue novizie. Chiedeva una coerenza senza sconti, certo, ma forse, memore di quanto aveva patito per la severità della priora suor Cherubina, per metterla alla prova, decise di usare un singolare metodo di correzione con le giovani. Ogni qualvolta queste commettevano una mancanza era lei ad accusarsi e a farne, anche pubblicamente, la penitenza. In questo modo, le novizie rimanevano così toccate dalla sua carità da rispondere, il più delle volte,positivamente alle sue richieste.
Nel 1704, fu eletta priora e in questo ruolo, suor Rosa Maria, poté dispiegare, malgrado la giovane età, le sue doti di carità e discernimento verso la comunità che la ricambiò con affetto, riuscendo con vari permessi pontifici, a rieleggerla per sei mandati, quasi un ventennio.
Discepola spirituale di Santa Teresa e di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, fu arricchita di singolari doni mistici. Mistica concreta, riuscì anche a migliorare sia l’edificio che comprendeva ormai pure un educandato che le rendite, curando molto che tutte le proprietà fossero comuni, pure quelle provenienti dai lavori realizzati. Le monache, durante il processo, ricordavano le sue sentite esortazioni, particolarmente di domenica, che rivolgeva alla comunità.
Ma anche oltre le grate era nota la sua carità nel soccorrere i bisogni materiali e spirituali della popolazione che la cercava come madre, attenta pure ai bisogni dei passeri che nella calura estiva avevano bisogno di dissetarsi.
Dopo una lunga e penosa malattia, spirò il 9 Maggio del 1726, pregando il Sanctus.
Morta Madre Rosa, tale era la stima che la circondava che, nel 1728, fu avviato il processo canonico e il 22 Settembre 1741, Benedetto XIV firmò l’introduzione della Causa di Beatificazione. Il 27 Dicembre 1739, ebbe luogo una prima ricognizione del corpo della Venerabile da cui si spandeva un grato odore.
Nel 1745, purtroppo, si diffusero tra la popolazione opuscoli d’insinuazioni tanto che nell’Agosto 1746, la Congregazione bloccò la causa malgrado la confessione giurata in punto di morte di chi, ritenendosi escluso dal processo, aveva calunniato la Venerabile e le sue sorelle, Madre Benedetta e Madre Michela, che furono ammirevoli nella loro pazienza e coerenza fino al termine della vita tra le Clarisse di Noci. La riapertura della causa, concessa da Pio VI nel 1797, fu fermata dalla successiva invasione napoleonica.
Alla chiusura del monastero, il 16 Giugno 1908, le poche reliquie della Venerabile rimaste nel coro basso, per un contenzioso nato tra la Diocesi e le Autorità civili, furono traslate nella Sagrestia della Chiesa Matrice di Fasano. Ma tra diversi dei suoi concittadini, nonostante siano passati tanti anni è ricordata con venerazione.
Nessun commento:
Posta un commento